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Music of the Spheres: il ritorno al Pop dei Coldplay

Per parlarvi del nuovo album dei Coldplay, Music of the Spheres, dobbiamo fare un passo indietro nella loro carriera.

Come è nato Music of the Spheres

Nel 2014 i Coldplay pubblicarono in sordina Ghost Stories, album molto intimo, molto poco mainstream e molto poco orientato a raggiungere alte posizioni in classifica. Come da programma (cosa ampiamente annunciata fin da prima dell’uscita del disco) questo album tanto bello, quanto poco da stadio, non fu portato in tour dalla band.

L’anno successivo uscì invece A head full of dreams, clamoroso successo commerciale che precedette una trionfale ed infinita tournée mondiale. Fu come se i Coldplay si fossero presi una pausa dai piani alti delle classifiche per esplorare, fare ricerca. Come se avessero detto:

Facciamo un attimo quello che piace a noi e poi torniamo a fare quello che piace a voi!

Un’operazione molto simile sembra quella fatta con l’accoppiata Everday Life del 2019 e Music of the Spheres, nuovissimo lavoro pubblicato il 15 ottobre di quest’anno.

Con l’album del 2019 l’obiettivo era quasi creare un’esperienza mistica, attraverso un disco molto intenso, molto intimo e ricercato ma tutt’altro che immediato e orecchiabile. Con Music of the Spheres invece, la meta è chiara. La meta è tornare a dominare le classifiche di vendita e di streaming di tutto il mondo. Lungo il tragitto per arrivare alla meta, prepararono anche il terreno per il prossimo tour mondiale che, c’è da scommeterci, sarà l’ennesimo successo.

La Band, per poterlo fare, ha messo su una squadra di tutto rispetto: in cabina di regia come produttore dell’album è stato chiamato niente di meno che Max Martin, il genio svedese di cui abbiamo parlato nell’articolo, Il Miracolo svedese: il filo invisibile che lega All that she wants e Blinding lights. Inoltre si sono avvalsi di collaborazioni di altissimo livello come il solito Davide Rossi (violinista italiano che ha scritto l’epico riff di archi di Viva la Vida) e il guru dell’elettronica Jon Hopkins, ma anche collaborazioni ben ragionate a livello commerciale come Selena Gomez ed i BTS.

I brani dell’album

A proposito dei BTS, è proprio My Universe, secondo singolo dell’album, in collaborazione con la band coreana, a schizzare immediatamente in testa alla classifica Billboard americana. Posizione numero 1 a cui Chris Martin e Co. mancavano dal 2008 con Viva la Vida.

Music of the Spheres è un bel disco pop di qualità. Riesce a fondere alcune sonorità tipiche dei Coldplay con i suoni moderni che si rifanno agli anni ’80 che tanto sono tornati di moda oggi. Quasi tutte le tracce sono potenziali singoli e tutte sono a loro modo interessanti, oltre ai già sentiti e citati Higher Power e My Universe spiccano la semplice ma funzionale ballata,  molto Coldplay style, Let Somebody Go con la Gomez, la sorprendente Biutyful.

Non può mancare spazio per il richiamo politico e sociale di People of The Pride (qui riff di chitarra rubacchiato ai Muse). Ma non solo. C’è anche l’apriconcerti Humankind che ricorda un po’ il brano A Head Full of Dreams con cui si apriva il tour del 2016.

In chiusura la band di Londra ci saluta con Coloratura, un brano di 10 minuti in cui si lascia andare a chiari richiami a Lennon e Bowie.

In conclusione, Music of the Spheres è un bel lavoro pop di una band che sa stare al passo coi tempi, senza essere mai la brutta copia di sé stessa e questa, nemmeno per i nostalgici di Parachutes può essere una brutta notizia.

Siete d’accordo con noi?

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